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Sobrie riflessioni

Ieri osservavo una cara coppia di amici che camminavano davanti a me, lui cingeva la spalla di lei, circondava con il braccio le ossute e a mio avviso super sexy spalle di lei, come fa di solito un uomo quando cammina accanto alla donna con cui condivide la vita, o almeno il divano di casa. Il braccio di lei però non ricambiava la stretta circondandogli la vita, come di solito fa il braccio di una donna sollecitato della vicinanza dell'uomo che ama.  Poteva essere un momento di distrazione ho pensato. Come quando a tavola dimentichiamo di versare l'acqua a chi, oltre a noi, ha il bicchiere vuoto o come in tram non pensiamo subito di cedere il posto a chi più di noi ha bisogno di sedersi. Ho pensato fosse solo un momento di distrazione. E quindi ho aspettato, impaziente e decisa a godere il momento in cui il sottile braccio di lei avrebbe fatto la sua entrata nell'arena dell'amore, esprimendo il proprio desiderio. Così ho continuato a camminare accanto al mio inte

La ricerca

Un paio di sere fa mi e' stato detto: "Sembra che tu sia alla ricerca di qualcosa." Questa frase rientrava in un discorso più ampio sulle frequentazioni e sulle relazioni.  Ed eccomi, colpita e quasi naufragata, mi sono sentita subito misera e colpevole, come se stessi ingannando qualcuno e dovessi nascondere qualcosa. Ma il giorno dopo ci ho riflettuto a lungo e mi sono chiesta il perché. Non il perché della mia reazione emotiva a quella frase, che è spiegazione più complicata da dare. Ma il perché sia accettabile, e anche comprensibile, che si cerchi del sesso à la carte  usando Tinder, mentre sia quasi inammissibile o abbastanza sbagliato cercare l' amore, sperare di trovare un essere umano affine a noi nel sentire il mondo e con il quale trascorrere un pezzettino di vita.  Perché l'amore non si dovrebbe cercare? Perché non e' più giusto desiderare una normalissima relazione a due?  Forse cercare la  nostra  persona in tutti gli sguardi che

Di nasi, ciglia e braccia

E poi ci sono quelle volte che non me le aspetterei mai. Quei momenti in cui un po' desidero che accada qualcosa, e un po' spero che non succeda proprio un bel nulla. Nell'incertezza vorrei potermi voltare, e magari anche defilarmi di nascosto. Trovare magari un bel posticino al riparo. Ma sono quei momenti che succedono, che non si scelgono, e la loro naturale inevitabilità non lascia scampo alcuno. Accadono e basta, come dei piccoli traumi felici. E allora cosa fai? Io mi abbandono, giusto un po' per vedere cosa accade. Ma mentre lo faccio controllo me stessa. Per cosa? Per essere sicura di mantenere alta la guardia e salda la distanza. Anche se lo so già che il controllo non è sempre una certezza. Forse non lo è mai. E poi c'è il tempo che passa. Sempre lui. E quando questo è passato, e quei momenti sono diventati ricordi, di nasi che si sfiorano, di ciglia che si accarezzano e di braccia che un po' si incrociano, allora sono felice d

Tracce - dal 2017 al 2018

L'unica esigenza più forte della solitudine è per me la condivisione di esperienze con le persone che amo e che mi arricchiscono. Guardando l’anno che mi lascio alle spalle, posso dire che è stato ricco in termini di avventure vissute con persone speciali, che relazionandosi a me con affetto, curiosità e a volte anche cattiveria mi hanno insegnato tantissimo. Dalle amiche di una vita a quelle appena scoperte, dalle persone conosciute da poco e che ancora vedo a quelle con cui ho condiviso solo brevi ma importanti momenti di allegria e intimità, e poi perse per strada. E' stato solo grazie a loro che ho imparato cose fondamentali quali: guarire richiede tempo; le persone vanno e vengono, e questa non è sempre una brutta cosa; la solitudine è un approdo sicuro, meglio proteggerla sempre; la pazienza e’ l’unica arma che non fa male agli altri e che mi rende più sicura di me; sono sana, rilevante e molto amata; scrivere le cose tristi che accadono e’ dura, ma la fe

Un viaggio è pur sempre un viaggio

Anche quando è improvviso. Anche quando è vissuto su un autobus colmo di esseri viventi, respiranti, traspiranti e russanti. Anche se implica una sosta infinita sulla Salerno-Reggio Calabria. Anche se qualcuno passeggia nel corridoio stretto e male illuminato, per smaltire il calore eccessivo del riscaldamento, condizione assolutamente non modificabile per evitare lo schieramento armato di faide interne che potrebbero distruggere l'ecosistema viaggiante.  Un viaggio è pur sempre un viaggio. Anche se le fioche luci che ti permettevano di leggere il tuo romanzo senza rimetterci gli occhi vengono spente all'improvviso. Anche se il tuo vicino è un ragazzo sudamericano bellissimo che vuole fare conversazione in spagnolo, il che implica un tono di voce altissimo e quindi in disaccordo con le esigenze degli altri coinquilini viaggianti e traspiranti pronti a sbranarti se destati dal dormiveglia; mentre tu pensi che se non avesse almeno dieci anni meno di te gli lasceresti un bacio di

Il senso delle cose secondo il caso

Un incontro avuto da poco, mi ha ricordato che la presenza del caso è spesso evidente quanto beffarda. Essa ci consente, se non siamo troppo avidi, di godere momenti di intensa, pura e isolata felicità. Lo stesso incontro mi ha inoltre permesso, cosa ancora più apprezzata, di approfondire una riflessione che da tempo circolava nella mia mente e poi scivolava via, senza lasciare alcuna traccia. La riflessione, certamente sdoganata, sul senso comune della vita; sulla consapevolezza - del tutto post contemporanea - che esso non sia poi così comune ma piuttosto personale e individuale, e su come non sempre sia facile accettarla.  La storia di questo incontro e delle riflessioni che ne sono seguite inizia una mattina. La mattina di un giorno festivo mentre facevo colazione nel giardino di uno dei posti che amo di più nel mio quartiere. Quella mattina mangiavo un delizioso pezzo di crostata alle visciole e leggevo l’Internazionale, sapevo già che non avrei fatto molto di quella giornata

Da inguaribile Romantica a Polilovers

Credo di aver vissuto un'infanzia felice, se non è stata del tutto felice, è stata certamente molto allegra, e anche spassosamente turbolenta. Io avevo un vantaggio su tutti i bambini che mi circondavano, avevo due famiglie. Se fossero state meno chiassose e poco numerose sarei certamente una persona più calma e serena, ma non lo erano affatto. Non potrei dire con certezza se le mie due famiglie fossero infelici; ero molto distratta, troppo impegnata a farmi apprezzare dalle persone che mi circondavano, dal mio fidanzato del momento o dalle mie amiche di sempre.  Ma di una cosa sono certa, nelle mie due famiglie era opinione comune e diffusa che l’amore fosse una questione esclusiva e risolutiva tra due persone, le quali avrebbero trascorso insieme tutta la vita. A stento accettavano le separazioni e i cambiamenti; preferivano lamentarsi, litigare, disprezzarsi, tradirsi ma mai separare i loro destini uniti dal vincolo del matrimonio. Queste loro convinzioni provocarono in me